Consigliato ad un pubblico 14+
In un ambulatorio dei servizi clinici, ormai dismessi, la dottoressa Anna, inviata dalla struttura sanitaria per reperire alcuni documenti dentro una specie di scadenzario metallico, si trovò tra le mani un vecchio registro medico, in cui uno psichiatra meticoloso aveva annotato i resoconti, le confessioni o le semplici e frettolose annotazioni relative ad alcuni suoi pazienti, ospiti della struttura. Ne rimase talmente affascinata che sfogliandolo dimenticò per mezz’ora il sinistro terrore, e il desiderio di andarsene presto da quel luogo. Avrebbe forse dovuto riconsegnarlo alle strutture sanitarie competenti, ma lo tenne con sé, indecisa sull’uso a cui destinarlo ma anche gelosa del suo ritrovamento, e incapace di condividerlo con qualcuno. Il bisogno alla fine si materializzò: decise di consegnarlo a me, che sono sempre in cerca di spunti meritevoli per la mia urgenza di scrittura, con l’intenzione di svelarne il contenuto e portarlo a conoscenza di un pubblico più ampio per mostrare la fragilità dell'animo umano, portata alle estreme conseguenze da vicissitudini più o meno comuni. Ippocrate, nelle Lettere sulla follia di Democrito, sottolinea che “se il corpo soffre, la mente non desidera più applicarsi nella virtù; la presenza di una malattia offusca terribilmente l’anima e coinvolge nella sofferenza anche il pensiero”. Ecco allora come la sofferenza finisce per annebbiare la mente e trasformare le vite di alcune persone in una sorta di progressiva discesa negli Inferi dell’animo umano. A voi la lettura e il giudizio morale. Io mi limito a riportare i fatti.